Bisognava andare avanti. La prospettiva cartesiana ovviamente non durò che lo spazio d'un mattino. Pensò: "con quale diritto assumo il mio pensare come dimostrazione della mia esistenza? Il mio pensare potrebbe essere pura illusione, potrebbe essere una captazione di pensieri d'alri, una semplice risonanza, potrebbe benissimo non essere reale". Neanche Shopenhauer si mostrava adatto all'uopo. "Se il mondo è una mia rappresentazione - pensò Carne - devo assumere che l'occhio con cui lo rappresento è l'unico ente reale, dotato di uno statuto ontologico differente da tutto il resto... Che presunzione antropocentrica del cazzo!
Gli sfuggivano, però, in quel momento, (in cui era proprio al bordo della prospettiva solipsista), tutte le considerazioni degli altri filosofi, gli sfuggiva la differenza tra le categorie aristoteliche di eidos e ulé , tra i kantiani noùmeno e fenomeno, per non parlare delle differenze tra essenza ed esistenza evidenziate da Heidegger.
Come tutti i cretini moderni si era affezionato a Cartesio e a Laplace, gente capace di tirar fuori conigli dal cappello, con la peculiarità di averceli messi dentro poco prima...
Comunque bisognava andare avanti. L'essenza di Carne era qualcosa di eterno, ma la sua esistenza dipendeva da da Myrddin, da Derek, Da Klaus, Dal Rifondatore, forse da Grande Merda e Colui (ma a un altro livello ontologico), forse da Pandemonium, del quale il livello ontologico non era chiaro.
"Se almeno potessi dare una bella ripassata a Kate..." pensò,mentre procedeva in un paesaggio qualsiasi.
mercoledì 23 gennaio 2008
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