"Non ce la faremo mai! Andrà sempre peggio"
Stava diventando una specie di ritornello e non c'era modo per interromperlo. Eravamo tutti nella stessa barca, appesi come eravamo alla terribile parete nord dell'Eiger, dominata per la prima volta nel 1938 da Harrer e Heckmaier. Poche ore prima ci stavamo riposando su una cengia della hinterstoiffer traverse (sufficientemente larga per starci in due ma non sufficientemente orizzontale per impedirci di scivolare) ed ora penzolavamo nel vuoto sperando che i nostri chiodi tenessero almeno fino all'arrivo dei soccorsi. Le imbragature avevano tenuto bene anche se i nostri inguini cominciavano a risentire della brusca frenata dopo la caduta. Carne, di fianco a me, cominciò a strofinarsi le parti dolenti, ripetendo l'operazione con una frequenza che giudicai eccessiva. Mi disse che ne traeva beneficio e cercai di imitarlo ricavandone una rapida erezione. Solo allora compresi la causa del sorriso ebete che da alcuni minuti si era stampato sul viso del mio compagno di avventure. L'elicottero arrivò mentre ci stavamo masturbando e poco dopo ci raggiunse la squadra di soccorso che ci riportò a casa. A casa? Si fa per dire. Non appena arrivati a Grindelwald fummo circondati dai giornalisti. Capimmo subito che la voce si era sparsa. Quale voce? La voce.
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